Non aver tempo di produrre per pensare a comunicare!
Le piccole aziende trovano spesso difficoltà a confrontarsi con questa nuova complessità che presupporrebbe investimenti tanto grandi che leverebbero risorse all'attività principale dell’azienda.
Parliamo della comunicazione esterna ed in particolare della comunicazione commerciale, quella che, più di altre, emerge come una necessità anche nelle aziende di piccolissime dimensioni.
Negli ultimi decenni notiamo due elementi in particolare: la grande crescita del digitale e l’aumento di complessità dei linguaggi comunicativi.
Escludendo canali quali televisione, radio e giornali, inaccessibili alle piccole aziende, per molti anni l’unica tecnologia con la quale confrontarsi era la stampa tipografica ed il tipografo unico intermediario.
La crescita esponenziale delle tecnologie digitali ha messo in condizione le piccole aziende di poter utilizzare gli stessi canali che utilizzano le grandi – Facebook, Instagram, YouTube, ecc – e questo ha aperto una serie indiscutibile di possibilità garantendo una sorta di democrazia del mezzo.
Negli stessi anni è cresciuta anche la complessità dei linguaggi comunicativi in ragione di una crescente cultura della comunicazione, di un uditorio sempre più attento e per la natura stessa dei nuovi mezzi che con la loro velocità di evoluzione condiziona costantemente i contenuti (si pensi alle policy delle varie piattaforme).
Se prima ci si confrontava con manifesti, brochure e cataloghi con il tipografo come unico referente, oggi ci troviamo di fronte un universo di possibilità sia rispetto alle tecnologie che rispetto ai linguaggi che ci costringono ad interagire con molti tipi di interlocutori (Consulenti IT, Social Media Manager, Web Designer, Web Analyst, ecc).
Le piccole aziende trovano spesso difficoltà a confrontarsi con questa nuova complessità che presupporrebbe investimenti tanto grandi che leverebbero risorse all'attività principale dell’azienda (non aver tempo di produrre per pensare a comunicare) e si finisce per delegare i processi di comunicazione a consulenti o aziende. Il gap conoscitivo/culturale rispetto a tecnologie e linguaggi mette queste aziende in una condizione di cecità senza sapere se si stia facendo la scelta giusta, se la comunicazione impostata del consulente vada bene veramente.
Il problema non è tanto delegare ma delegare anche la responsabilità per il processo in toto affidando a qualcuno all'esterno il compito di raccontare qualcosa che noi stessi non ci siamo raccontati, noi stessi non abbiamo dettagliato e definito rispetto a modalità, target ed obbiettivi attesi.
Il cuore del processo comunicativo non può che rimanere nella responsabilità dell'azienda che deve fare lo sforzo di guadagnarsi una sufficiente cultura della comunicazione e del marketing in modo da poter delegare quella parte del processo che riguardi esclusivamente gli aspetti tecnici e tecnologici.