L’azienda comunica ma non è consapevole del suo comunicare, della sua identità, come un individuo che non si conosce fino in fondo.
La produzione di supporti per la comunicazione è un “pezzo” importante per ogni azienda. La comunicazione di una qualsiasi attività commerciale, impresa, studio professionale si muove su diversi livelli e, ancor prima di approdare a forme strutturate – un company profile, un sito web, ecc. – si manifesta attraverso forme più immediate e spontanee – attraverso le narrazioni, attraverso le persone e il loro modo di relazionarsi, attraverso i locali e gli arredi e attraverso lo stesso prodotto o servizio che l’azienda propone al mercato. Nel corso del tempo questi pezzi “impliciti” di comunicazione assumono una forma più o meno definita ma, molto spesso, non codificata: l’azienda comunica ma non è consapevole del suo comunicare, della sua identità; si trova nella stessa condizione dell’individuo che non si conosce fino in fondo – “Conosci te stesso” – e non immagina quanto di lui parla al mondo.
Nel momento in cui ci si confronta con una forma di comunicazione che esige di essere fissata, di rinunciare a quella malleabilità della parola raccontata giorno per giorno, per trovare forma in pagine stampate o nella struttura di un sito, accade qualcosa: nessuna forma definita è capace di esprimere quel linguaggio non strutturato. Qualsiasi proposta di brochure o sito web non è capace di restituire la sensazione di potersi riconoscere pienamente e, anzi, crea quasi un certo imbarazzo come quando ascoltando la tua voce registrata stenti a riconoscerla come tua.
“Non va bene!” - quel prodotto dà la sensazione di non raccontare pienamente l’azienda e l’imprenditore comincia a provare la sensazione che manchi qualcosa, che quella non è la sua azienda ma alla domanda “Cosa manca?” o “Cosa c’è che non va?” non sa rispondere.
Quel sito (quel company profile, quella brochure, ecc.) ha fotografato probabilmente l’azienda così com’è. Quella sorta di dissonanza cognitiva deriva dal paragone tra quella fotografia del momento presente e l’immagine interiore che l’imprenditore ha della sua azienda, probabilmente l’immagine che ha sempre pensato di trasferire all’esterno o semplicemente l’immagine dell’azienda così come vorrebbe che fosse.
Questa capacità di immaginare è fondamentale per un imprenditore che intenda crescere; questa immagine deve guidare le azioni quotidiane; ma pensare che sia il sito ad essere incapace di raccontarci è come dare la colpa alla bilancia se non siamo magri.
Prima del sito, prima del company profile, prima della brochure è necessario procedere in un percorso di consapevolezza che risponde alle domande “Chi sono?” e “Cosa desidero diventare?”.
Con la chiarezza su questi due punti essenziali è possibile costruire una comunicazione coerente che restituisca la sensazione di riconoscersi non tanto in uno stato definitivo ma in una dinamica che, oggi, mi vede in questo modo mentre mi muovo verso qualcosa di altro.
“Chi sono?”, “Cosa desidero diventare?” sono domande utili a riconoscere qual è lo stato dell’arte, dove posso arrivare, sulla base delle mie potenzialità, in un anno e dove in cinque anni e decidere, di conseguenza, qual è la comunicazione più utile per me adesso.
Tutto questo si concretizza in un processo di consulenza a monte della realizzazione di qualsiasi supporto di comunicazione che richiede all’azienda innanzitutto la consapevolezza di non sapere (di non conoscersi) e il desiderio e, non ultima, la possibilità di investire in questo processo risorse consistenti (economiche e non).